La storia dei giocattoli di legno è storia di classi dominanti e subalterne, storia di inarrivabili ricchezze e disperate povertà. Storia anche contemporanea, quindi, tra il giocattolo del mondo del Nord e quello dei tanti mondi del Sud, sui quali tutti, al Nord come al Sud, domina ormai incontrastata la plastica. Quella qui raccontata è la storia di una delle poche, grandi fabbriche di giocattoli del Sud Italia, forse l’unica nel suo genere, per la produzione di magnifici giocattoli di legno.
Attore di teatro, cinema, televisione, caratterista, umorista, protagonista, spalla insostituibile: Carlo Taranto è stato un uomo di spettacolo completo e questo libro ne approfondisce la figura. Colmando un vuoto editoriale, si caratterizza come la prima biografia documentata dell’artista: fonti inedite, fotografie d’epoca, testimonianze raccolte in presa diretta, interviste, aneddoti, tutto concorre, tra le pagine, a definire le tante anime di una personalità ricca e camaleontica. Carlo conta una teatrografia di quasi cento lavori tra prosa e rivista, una cospicua filmografia (cinquantaquattro film) e numerosi lavori in televisione. Eppure la sua figura è stata troppo spesso dimenticata, adombrata dalla maggiore popolarità del fratello Nino. La vita di Carlo Taranto si fa plurale, nei rapporti che ebbe con i migliori attori del tempo, collocandosi nel più ampio contesto di una stagione irripetibile del teatro italiano, quando il palcoscenico chiedeva ai suoi attori una recitazione totale. Riemerge con forza anche la vena lirica di un uomo che volle tenere per sé la sua intensa attività poetica.
Con la testimonianza del figlio Corrado Taranto, un contributo del critico cinematografico Ennio Bìspuri e la prefazione di Benedetto Casillo.
Che rapporto c’è tra amore e matematica? Cosa c’entra un gatto con le nostre leggi della fisica? C’è dell'algebra in un valzer di note? Attraverso una sorta di realismo magico in chiave scientifico-surreale, Francesco Scuotto mette su carta racconti di grande forza espressiva e sintesi stilistica. Sono trame sospese che non si dimenticano facilmente e deliziano il lettore ricordandogli – come amava ripetere Pitagora – che “tutto è numero” e le infinite declinazioni della matematica investono ogni aspetto della vita quotidiana.
La presente edizione di Alfredo Arcuno dal titolo Il Vomero piccola guida per le scuole e pei viaggiatori, edito nel 1913 , è un documento storico di grande valore.
L’autore, un insegnante di scuole elementari, ha redatto questo volume con lo scopo dichiarato, già dalla premessa, di educare la popolazione alla conoscenza di grandi artisti del passato. Dopo aver ricostruito brevemente la storia del Vomero,diventato rione autonomo il 20 ottobre 1889, loda l’assessore Carlo del Pezzo che nel 1890 decise di intitolare le strade del nuovo rione a 37 artisti. Da qui tutto il suo sforzo nel reperire notizie biografiche succinte su ognuno di loro. Il volume ebbe un notevole successo tanto che appena due anni dopo seguì una nuova edizione arricchita.
Proprio seguendo la scia di questa fortuna critica che la casa editrice Morghen ha voluto ripubblicare questo lavoro. A conclusione dell’edizione del 1915, curata da Paravia, sono segnalate tutte le recensioni positive sul lavoro precedente apparse sui vari giornali dell’epoca, precedute dal commento molto favorevole del professore Michelangelo Schipa della Regia Università. Segnalo tra essi il Roma, la Gazzetta del Popolo della Domenica e il Corriere delle Maestre.
Da queste recensioni positive riportate da periodici non solo di Napoli emerge l’importanza che allora veniva data all’istruzione : l’ignoranza era avvertita come una lacuna da colmare. Le istituzioni politiche dell’epoca sostenevano la divulgazione culturale, come ci segnala lo stesso autore, riguardo agli aiuti avuti dall’avvocato Enrico Mazzarelli, allora vicesindaco del Vomero, nel correggere alcune piccole imperfezioni della prima edizione .
Musica e pittura vivono di luce propria. Eppure, quando s’incontrano,avviene una sorta di abbandono reciproco, quasi fisico.
Come due viandanti che, inavvertitamente, incrociano i loro sguardi. Ognuno dei due, per un istante, ricrea in sé il mondo dell’altro, prima di riprendere, solitario, il proprio percorso.
E c’è un solo modo di catturare quell’attimo: raccontarlo in modo surreale.
Davide Falsino, diplomato in Pianoforte e Composizione al Conservatorio di Napoli, docente di Pratica Pianistica e Lettura al Pianoforte, ha pubblicato, per la stessa casa editrice, anche il volume Tarantella (2018).
È possibile, all’atto dell’ascolto, avere la percezione consapevole del groviglio di emozioni, di riflessioni profonde, di stimoli, anche banali, che sottendono la composizione della più tipica delle danze partenopee?
Se parliamo di tarantelle, ognuno vi associa gli stessi luoghi comuni linguistici e le stesse immagini stereotipate: eros, seduzione, ma anche buon cibo, ebbrezza, esuberanza.
L’autore-compositore invita il lettore-ascoltatore in un itinerario immaginario, dove assisterà da terza persona al dialogo fra Pulcinella e una figura anonima. Usando il napoletano e rintracciando frammenti di storia locale, lascia intuire l’anima di questa città e gradatamente lo introduce nel mondo immateriale della musica, nel suo processo creativo, nel gioco contrappuntistico, nelle sensazioni inespresse che precedono la costruzione della composizione, fino ad avvicinarlo in maniera sottile e nel modo più coinvolgente possibile all’ascolto di: ‘n ata tarantella!
Ed, eventualmente, per i pianisti, alla lettura dello spartito.